Scuole senza fibra ottica: lo spreco dei fondi pubblici

da repubblica.it

di Alessandro Longo

La maggioranza delle scuole è coperta dalla fibra, grazie ai fondi pubblici del piano banda ultra, ma solo il 15 per cento di loro l’ha attivata, secondo un recente studio Utility Line Italia. L’esperto: “E’ mancata organizzazione tra le istituzioni competenti”

C’è un paradosso che attanaglia le scuole italiane. E le “condanna” all’arretratezza didattica. La maggior parte di loro è già coperta da fibra ottica e lo saranno nella totalità nei prossimi anni, grazie a fondi pubblici. Altri fondi pubblici sono stanziati – pari a mille euro a scuola – per coprire i costi dell’abbonamento alla fibra e da utilizzare entro dicembre 2018. Eppure solo il 15 per cento di loro ha una connessione di questo tipo, secondo quanto riportato da un recente studio di Utility Line Italia.

Il paradosso – a quanto confermano gli esperti del settore a Repubblica.it – è frutto del solito intreccio italiano di disorganizzazione negli investimenti pubblici. Questi vengono pensati, stanziati ma poi – complice anche il cambio di Governo – nessuno poi si preoccupa di accompagnarne l’utilizzo. Risultato: i fondi sono usati poco e male e non danno nemmeno lontanamente i benefici attesi.

I dati: solo il 15 per cento delle scuole italiane ha la fibra, la maggioranza solo l’Adsl, secondo lo studio. E quelli che hanno la velocità banda ultra larga più efficiente, ossia oltre i 30 Megabit, sono appena una scuola su dieci. Tutto questo quando ben il 60% delle quasi 85mila scuole pubbliche italiane è coperto da infrastrutture Fttc/Ftth (fibra), il 33% da quella Adsl e il 7% da niente.

“Molte scuole sono raggiunte dalla fibra grazie ai fondi pubblici del piano banda ultra larga del precedente governo”, dice Francesco Sacco, docente all’università Bocconi e uno dei padri di quel piano. Ma perché non attivano gli abbonamenti, nonostante i mille euro disponibili – fondi per altro che ora rischiano di perdersi, scadendo a dicembre?

“Una spiegazione è che alcune scuole non hanno bisogno della fibra perché la loro attività didattica non è così innovativa da richiedere un uso massiccio della rete”, dice Giovanni Biondi, presidente di Indire, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa del Ministero dell’Istruzione. Ossia, nonostante il piano Scuola digitale del Governo Renzi, l’innovazione delle scuole è lungi dall’essere completa.

“C’è anche il problema della scarsa organizzazione tra enti pubblici”, aggiunge Sacco. “A quanto mi risulta, hanno attivato la fibra le scuole che sono riuscite a organizzarsi con gli enti locali preposti a questi servizi, quindi nei territori sensibili al tema dell’innovazione. In altre zone, i Comuni sono rimasti inerti e quindi non hanno supportato le scuole nell’attivazione degli abbonamenti”.

“Questo dimostra – continua Sacco – come non basti stanziare voucher a incentivo della banda ultra larga. Serve anche un’organizzazione centralizzata che accompagni e supporti i soggetti interessati. E questo è un punto da tenere assolutamente in considerazione in vista dell’arrivo di nuovi e più consistenti voucher per la banda ultra larga a famiglie e imprese”.

Sono quelli da un miliardo di euro di fondi pubblici già da tempo stanziati e che attendono adesso un intervento del Governo per la messa in atto. “Quello della connettività delle scuole e del sostegno nell’utilizzo dei servizi digitali è un punto cruciale sul quale si è concentrato il lavoro di questi anni ma sul quale non bisogna abbassare la guardia”, aggiunge Antonello Giacomelli, che da sotto segretario al Mise durante il Governo Renzi ha fatto il piano banda ultra larga ed è ora nella Commissione trasporti, poste e comunicazioni alla Camera.

“Credo sia utile un intervento che sposti la scadenza dello stanziamento dei voucher ed una verifica dei costi chiesti dagli operatori alle scuole che alcune segnalazioni definiscono troppo alti”. “Leggo inoltre che Di Maio si appresterebbe a tagliare risorse dal piano banda ultra larga. Non so se siano davvero eccedenti i circa 170 milioni di cui si parla ma se fosse davvero così, si potrebbero usare per implementare i fondi a disposizione delle scuole, definendo un accordo con gli operatori su costi sostenibili e garantendo la connettività interna al plesso”, dice Giacomelli.

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