da corriere.it
di Gianfranco Giardina
Nel 1999 un TV a tubo catodico top di gamma da 32” costava 5 milioni di lire. Con l’equivalente in euro (anche senza rivalutazioni) oggi si acquista un ottimo TV da 65”, 4 volte più grande, 30 volte meno profondo e mille volte più sofisticato. Non c’è bene durevole che si sia evoluto in maniera così rilevante negli ultimi 20 anni e parallelamente sia sceso così tanto di prezzo. Insomma, confrontare un TV di oggi con uno di qualche anno fa è come paragonare un’astronave con un triciclo. E in effetti, scegliere un TV oggi può sembrare un compito da «astronauti»: gli standard e le sigle che differenziano i vari modelli, il più delle volte incomprensibili, sono capaci di mettere al tappeto anche i più preparati. Eppure l’acquisto di un televisore tocca tutti: se ne vendono in Italia circa 4 milioni e mezzo ogni anno, il triplo delle automobili e un numero nettamente superiore a qualsiasi altro elettrodomestico. Il TV continua a mantenere il ruolo di strumento più importante del tempo libero domestico, che neppure l’era dei device mobili ha intaccato: nella sua peculiarità di «grande schermo», il TV è imbattibile.
Le statistiche parlano chiaro: la durata media di un TV prima della sostituzione è di circa 8 anni. Sembrano pochi, ma sono in realtà moltissimi se ci si confronta, per esempio, con gli smartphone che dopo un paio di stagioni sono messi fuori gioco dall’evoluzione tecnologica. Proprio per questo la scelta di un nuovo TV deve essere orientata non solo a spendere il meno possibile ma anche a mettersi al riparo dall’obsolescenza anticipata. La scelta migliore è puntare ad apparecchi che siano aperti agli sviluppi futuri di tutte e tre le modalità di ricezione: digitale terrestre, satellitare e streaming Internet.
Il digitale terrestre nei prossimi anni vedrà ridursi le frequenze a propria disposizione, tanto che sarà impossibile, a parità di altre condizioni, mantenere lo stesso numero di canali. Si parla per questo di un possibile nuovo switch-off (ma non prima del 2022) per passare a un sistema di trasmissione più efficiente (il DVB-T2) e a una codifica che risparmi dati a parità di qualità (HEVC): caratteristiche che diventeranno obbligatore per legge su ogni TV in vendita sin dal prossimo 1 gennaio, proprio per rendere meno dolorosa per i consumatori un’eventuale futura migrazione alle nuove modalità trasmissive.
I limiti del digitale terrestre, d’altro canto, potrebbero dare impulso alle trasmissioni satellitari: non solo Pay TV, ma anche quelle del bouquet gratuito tivùsat, che già ospita, tra gli altri, 8 canali RAI in alta definizione, che a gennaio diventeranno 13. Su satellite non ci sono grossi limiti di disponibilità di frequenze e l’offerta può crescere in numero di canali e qualità quanto si vuole, a patto ovviamente di avere un TV predisposto e certificato.
E poi c’è Internet e lo streaming, con il suo ruolo insostituibile nel video on demand e con i palinsesti «auto-gestiti» dagli spettatori: qui la marca del TV gioca un ruolo importante, dato che le piattaforme più diffuse hanno maggiore probabilità di avere app sempre aggiornate, proprio come avviene per gli smartphone.
La scelta di un televisore nuovo pone poi altre scelte, a partire dalla risoluzione: meglio Full HD o spendere qualcosa in più per aumentare la risoluzione di quattro volte con un 4K UltraHD? I contenuti 4K per ora sono pochi, ma sono destinati a crescere: una scelta verso l’ultra definizione è sicuramente consigliabile. Ma anche chi non fosse interessato all’incremento di risoluzione, deve guardare con interesse ai TV 4K perché offrono generalmente la compatibilità con i contenuti ad alta gamma dinamica (HDR), innovazione difficile da spiegare a parole ma facilissima da vedere, dato che avvicina drasticamente le immagini riprodotte alla realtà che vediamo ad occhio nudo. L’HDR (su Netflix sono disponibili i primi contenuti) è il fattore che nei prossimi anni avrà il maggiore impatto sulla qualità di immagine; ed è fruibile anche sui piccoli schermi.
L’altro grande dilemma riguarda il tipo di pannello: LCD e OLED? L’LCD, realizzato da tutti i produttori e promosso soprattutto da Samsung, è arrivato a dare il meglio di sé, dopo anni di sviluppi e messe a punto, ed è sicuramente una scelta solida. L’OLED, proposto principalmente da LG, è più nuovo e ha dalla sua parte una qualità di immagine senza precedenti, tanto da cogliere tra gli appassionati l’eredità dell’amatissimo (e ormai defunto) plasma; l’OLED però è disponibile solo nei tagli da 55” in su. I prezzi tra le due tecnologie oramai si sono livellati e la scelta dipende soprattutto dal gusto dell’utente e dalle impressioni provate in negozio nella visione a confronto.